Da L'Unità del 27/08/2006
Originale su http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=58440
Italia: Afghanistan, i "ribelli" raddoppiano ma dicono sì alla fiducia
Doppia fiducia sull´Afghanistan. È iniziato in Senato il dibattito sul provvedimento che contiene il rinnovo per gli stanziamenti delle missioni militari all'estero. E, così come anticipato nei giorni scorsi, il governo ha chiesto al Senato sia la fiducia sull'articolo 2 del ddl (che autorizza la missione in Afghanistan fino al 31 dicembre 2006 e stanzia 135.583.381 euro e autorizza fino al 31 dicembre 2006 la missione Antica Babilonia in Iraq per una spesa di 130.430.101. Il voto verso le 21 di giovedì) che sull'intero provvedimento (il voto venerdì).
Assicurato il loro sì alla fiducia, anche i senatori dissidenti sono raddoppiati: sono infatti passati da otto a sedici. Sei senatori dei Verdi (Mauro Bulgarelli, Loredana De Petris, Anna Donati, Marco Pecoraro Scanio, Natale Ripamonti e Gianpaolo Silvestri), cinque del Prc (Josè Luis Del Rojo, Fosco Giannini, Claudio Grassi, Gigi Malabarba e Franco Turigliatto), due del Pdci (Fernando Rossi e Dino Tibaldi), uno della Svp (Oskar Peterlini), una dell'Italia dei Valori (Franca Rame), e un senatore dei Ds (Massimo Villone). I 16 hanno comunque sottoscritto un documento in cui assicurano il loro voto favorevole sulla fiducia al governo, pur ribadendo le ragioni della loro contrarietà al rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, e avvertendo che non saranno disponibili fra sei mesi a concedere una nuova proroga. «Votiamo oggi la fiducia al Governo - annunciano i ribelli dell´Unione - ma ribadiamo il nostro no alla missione militare italiana in Afghanistan, che abbiamo sempre contrastato (anche con il voto contrario per chi di noi era in Parlamento) fin dal novembre 2001, fedeli ai principi irrinunciabili contenuti nell'articolo 11 della Costituzione». «Mentre il ritiro dall'Iraq è stato pur tardivamente calendarizzato, nessun disimpegno neanche parziale è stato annunciato rispetto al teatro afghano, per il quale è anzi previsto un drammatico incremento del potenziale bellico (in termini di truppe con relativo mutamento delle regole d'ingaggio e di mezzi di distruzione devastanti) da parte delle forze alleate».
Intanto il testo di rifinanziamento ha incassato mercoledì il primo ok dalle Commissioni Esteri e Senato di Palazzo Madama: approvazione all´unanimità. Parere favorevole al ddl (sempre all´unanimità) anche dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato. Si è espresso per il sì anche il senatore dissidente dell'Ulivo Massimo Villone, che tuttavia ha fatto un distinguo fra presupposti di costituzionalità e merito. E in un´intervista al Tg di la7, Romano Prodi ha dichiarato che in questo caso la fiducia è «abbastanza naturale», sottolineando come sia stata messa «tantissime volte dai governi precedenti» nonostante, una maggioranza «bulgara».
Presentato anche 8 ordini del giorno, che saranno discussi in Aula e dovrebbero essere accolti dal governo. La maggior parte di questi riproducono alcuni punti salienti della mozione parlamentare presentata alla Camera dall´Unione. Uno «impegna il governo ad intraprendere le opportune iniziative finalizzate ad una valutazione sulla prospettiva di superamento della missione Enduring Freedom»; un altro riguarda l'impegno al «monitoraggio permanente delle missioni internazionali di pace nelle quali è impegnata l´Italia» da parte di specifici organismi. Gli altri chiedono la verifica sulla missione in Afghanistan, il monitoraggio sull'uranio impoverito, la separazione fra cooperazione e interventi militari, l'impegno per la non proliferazione e il disarmo nucleare, il monitoraggio dell'inquinamento causato dalla guerra. La novità politica è una, contenuta nell'ordine del giorno che «impegna il governo a prevedere l'istituzione di un organismo di monitoraggio sul transito di materiale bellico sul territorio nazionale». In pratica, a seguito delle voci secondo cui nella base militare di Camp Darby gli Stati Uniti avrebbero stoccato le superbombe 'bunker buster' destinate a rifornire l'aviazione israeliana, si chiede al governo di attivare dei controlli sulle basi militari straniere in Italia.
Assicurato il loro sì alla fiducia, anche i senatori dissidenti sono raddoppiati: sono infatti passati da otto a sedici. Sei senatori dei Verdi (Mauro Bulgarelli, Loredana De Petris, Anna Donati, Marco Pecoraro Scanio, Natale Ripamonti e Gianpaolo Silvestri), cinque del Prc (Josè Luis Del Rojo, Fosco Giannini, Claudio Grassi, Gigi Malabarba e Franco Turigliatto), due del Pdci (Fernando Rossi e Dino Tibaldi), uno della Svp (Oskar Peterlini), una dell'Italia dei Valori (Franca Rame), e un senatore dei Ds (Massimo Villone). I 16 hanno comunque sottoscritto un documento in cui assicurano il loro voto favorevole sulla fiducia al governo, pur ribadendo le ragioni della loro contrarietà al rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, e avvertendo che non saranno disponibili fra sei mesi a concedere una nuova proroga. «Votiamo oggi la fiducia al Governo - annunciano i ribelli dell´Unione - ma ribadiamo il nostro no alla missione militare italiana in Afghanistan, che abbiamo sempre contrastato (anche con il voto contrario per chi di noi era in Parlamento) fin dal novembre 2001, fedeli ai principi irrinunciabili contenuti nell'articolo 11 della Costituzione». «Mentre il ritiro dall'Iraq è stato pur tardivamente calendarizzato, nessun disimpegno neanche parziale è stato annunciato rispetto al teatro afghano, per il quale è anzi previsto un drammatico incremento del potenziale bellico (in termini di truppe con relativo mutamento delle regole d'ingaggio e di mezzi di distruzione devastanti) da parte delle forze alleate».
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