Da Il Velino del 04/08/2006
Pena di morte: in Polonia l'ultima tentazione dei 'gemelli terribili'
"La pena capitale non è compatibile con i valori europei e con ciò che l'Unione europea rappresenta"; il portavoce della Commissione Ue Stefaan De Rynk ha commentato così l'affermazione del presidente polacco Lech Kaczynski che si è dichiarato favorevole alla reintroduzione della pena di morte abolita in Polonia dal 1989.
Il presidente e il suo gemello, il premier Jaroslaw, non hanno evidentemente alcuna intenzione di abbandonare la "linea dura". Le due punte ultraconservatrici della repubblica polacca vogliono uno Stato cattolico e nazionalista, nella cui "rivoluzione morale" non ci sia posto per il sesso fuori dal matrimonio ne' per gli omosessuali, che definiscono "una disgrazia che non va propagata".
Della reintroduzione della pena di morte i "gemelli terribili "avevano gia' fatto in passato un cavallo di battaglia, "se solo - avevano affermato - il Paese sui liberasse dai vincoli contratti con l'Unione europea".
La posizione dell'Ue su questo argomento e' chiara: poco meno di un mese fa, per esempio, il Consiglio aveva plaudito "caldamente" il voto del parlamento moldavo contro la pena capitale e aveva diffuso un comunicato nel quale si affermava che "l'Unione europea considera l'abolizione della pena di morte come un contributo al miglioramento delle condizioni di dignita' e al progressivo sviluppo dei diritti umani" e si confermava l'intenzione di "lavorare per l'abolizione universale della pena di morte".
Se le intenzioni manifestate da Lech e Jaroslaw Kaczynski dovessero prender corpo, la Polonia si troverebbe ad affrontare momenti molto difficili in ambito europeo. Un esempio del "grado minimo" dello screzio tra Unione europea e un Paese membro si e' visto nel 2000 nei confronti dell'Austria di Joerg Haider, l'uomo che il Nobel per la Pace Elie Wiesel aveva definito "un razzista ai vertici del governo" e che deve gran parte della propria notorieta' a dichiarazioni e battute infelici sul Terzo Reich e sul passato nazista.
Allora la stampa parlo' di vero e proprio boicottaggio da parte dell'Unione europea, che infatti in un comunicato negava "l'appoggio a favore di candidati austriaci in corsa per posti nelle organizzazioni internazionali" e precisava che gli ambasciatori austriaci sarebbero stati ricevuti nelle capitali dell'Unione "soltanto a livello tecnico". Una severita' che nei fatti risulto' molto mitigata, anche perche' le sanzioni decise da Bruxelles contro Vienna ebbero poi solo alcuni mesi di vita.
Ma nel caso di una reintroduzione della pena capitale la Polonia potrebbe andare incontro a problemi ben piu' consistenti di quella "quarantena europea" toccata all'Austria. In base al trattato di Amsterdam, infatti, nel caso di una "violazione grave e persistente da parte di uno Stato membro" il Consiglio "puo' decidere di sospendere alcuni dei diritti derivanti dall'applicazione del trattato, compresi i diritti di voto del rappresentante di governo di tale Stato membro in seno al Consiglio". Al punto da rendere ipotizzabile anche una sospensione a tempo indeterminato della Polonia all'interno delle attivita' comunitarie, con il ritiro degli ambasciatori dei 24 partner europei da Varsavia.
Il presidente e il suo gemello, il premier Jaroslaw, non hanno evidentemente alcuna intenzione di abbandonare la "linea dura". Le due punte ultraconservatrici della repubblica polacca vogliono uno Stato cattolico e nazionalista, nella cui "rivoluzione morale" non ci sia posto per il sesso fuori dal matrimonio ne' per gli omosessuali, che definiscono "una disgrazia che non va propagata".
Della reintroduzione della pena di morte i "gemelli terribili "avevano gia' fatto in passato un cavallo di battaglia, "se solo - avevano affermato - il Paese sui liberasse dai vincoli contratti con l'Unione europea".
La posizione dell'Ue su questo argomento e' chiara: poco meno di un mese fa, per esempio, il Consiglio aveva plaudito "caldamente" il voto del parlamento moldavo contro la pena capitale e aveva diffuso un comunicato nel quale si affermava che "l'Unione europea considera l'abolizione della pena di morte come un contributo al miglioramento delle condizioni di dignita' e al progressivo sviluppo dei diritti umani" e si confermava l'intenzione di "lavorare per l'abolizione universale della pena di morte".
Se le intenzioni manifestate da Lech e Jaroslaw Kaczynski dovessero prender corpo, la Polonia si troverebbe ad affrontare momenti molto difficili in ambito europeo. Un esempio del "grado minimo" dello screzio tra Unione europea e un Paese membro si e' visto nel 2000 nei confronti dell'Austria di Joerg Haider, l'uomo che il Nobel per la Pace Elie Wiesel aveva definito "un razzista ai vertici del governo" e che deve gran parte della propria notorieta' a dichiarazioni e battute infelici sul Terzo Reich e sul passato nazista.
Allora la stampa parlo' di vero e proprio boicottaggio da parte dell'Unione europea, che infatti in un comunicato negava "l'appoggio a favore di candidati austriaci in corsa per posti nelle organizzazioni internazionali" e precisava che gli ambasciatori austriaci sarebbero stati ricevuti nelle capitali dell'Unione "soltanto a livello tecnico". Una severita' che nei fatti risulto' molto mitigata, anche perche' le sanzioni decise da Bruxelles contro Vienna ebbero poi solo alcuni mesi di vita.
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