Da Ansa del 28/09/2006
Originale su http://www.ansa.it/opencms/export/main/visualizza_fdg.html_1994819930.html
Africa: manca l'acqua potabile, è strage di innocenti
NAIROBI - La mancanza di acqua potabile uccide oltre 1,5 milioni di bimbi all'anno: significa circa 2.400 al giorno, 175 all'ora, tre al minuto. Una strage degli innocenti denunciata da una ricerca dell'Unicef appena diffusa. L'indagine fa il punto su uno degli obiettivi del Millennio, appunto legato all'accesso all'acqua potabile, che era quello di dimezzare entro il 2015 la popolazione che e' priva di tale prezioso e vitale elemento.
Obiettivo ormai molto improbabile: se e' vero che l'accesso ad acqua pulita e' salito tra il 1990 e 2004 all'83 per cento della popolazione rispetto al 78 (in realta' molto poco), tale proporzione nell'Africa centrale e' passata dal 49 al 55. E soprattutto si tratta di una distribuzione molto diseguale: dalla quale grandi regioni, e quelle di per se' in condizioni peggiori, continuano a restare completamente al di fuori. Piu' in generale, per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo particolarmente seguiti dall'operazione Obiettivo del millennio, solo 75 possono sperare al dimezzamento previsto; cinque ne sono abbastanza lontani, 23 lontanissimi.
Precisa anche la distribuzione geografica del fenomeno: va bene nel sud est asiatico (come del resto per economia e istruzione), miglioramenti infinitesimali in Africa, quella sub sahariana in specie. Li' si concentra un terzo del miliardo circa di persone che non ha ancora accesso alcuno all'acqua potabile, e quasi i due terzi della popolazione non ne ha alcun accesso. Un contesto che comporta che in tale regione la diarrea e' la seconda causa di mortalita' infantile per i bambini al di sotto dei cinque anni, e - piu' in generale - il tasso di mortalita' infantile sempre per bimbi al di sotto dei cinque anni, e' il piu' alto del mondo: 188 su mille. Nelle aree industrializzate la media e' di 10 su 1.000. Ancora - si legge ancora nello studio dell'Unicef - larghe parti di nove dei 20 paesi dell'Africa subsahariana ed orientale ricevono in media tra i 200 ed i 400 mm di pioggia all'anno. Il che li mette nella categoria di terre aride o semiaride: categoria che, inoltre, si sta estendendo in maniera veloce.
Ebbene: in Europa si stima che ogni persona consumi giornalmente circa 300 litri d'acqua potabile; la media sub ed est sahariana varia dai 20 ai 30; quelle nelle aree aride e' di tre. Ed e' cosi', ad esempio, che i casi di colera che si contano nell'Africa subsahariana sono tre volte superiori a quelli del resto del mondo (dati '97-2000). E comunque, piu' in generale, la mancanza d'acqua potabile moltiplica in maniera geometrica la trasmissioni di gravi malattie infettive come la polmonite. Per non parlare - e cio' riguarda anche i bambini - dell'Aids e malattie connesse come la tubercolosi. Un dramma di proporzioni bibliche, per affrontare il quale Unicef e Oms stimano che siano necessari 11,3 miliardi di dollari l'anno; almeno l'80 delle quali da destinare ad Asia e - soprattutto - Africa.
Obiettivo ormai molto improbabile: se e' vero che l'accesso ad acqua pulita e' salito tra il 1990 e 2004 all'83 per cento della popolazione rispetto al 78 (in realta' molto poco), tale proporzione nell'Africa centrale e' passata dal 49 al 55. E soprattutto si tratta di una distribuzione molto diseguale: dalla quale grandi regioni, e quelle di per se' in condizioni peggiori, continuano a restare completamente al di fuori. Piu' in generale, per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo particolarmente seguiti dall'operazione Obiettivo del millennio, solo 75 possono sperare al dimezzamento previsto; cinque ne sono abbastanza lontani, 23 lontanissimi.
Precisa anche la distribuzione geografica del fenomeno: va bene nel sud est asiatico (come del resto per economia e istruzione), miglioramenti infinitesimali in Africa, quella sub sahariana in specie. Li' si concentra un terzo del miliardo circa di persone che non ha ancora accesso alcuno all'acqua potabile, e quasi i due terzi della popolazione non ne ha alcun accesso. Un contesto che comporta che in tale regione la diarrea e' la seconda causa di mortalita' infantile per i bambini al di sotto dei cinque anni, e - piu' in generale - il tasso di mortalita' infantile sempre per bimbi al di sotto dei cinque anni, e' il piu' alto del mondo: 188 su mille. Nelle aree industrializzate la media e' di 10 su 1.000. Ancora - si legge ancora nello studio dell'Unicef - larghe parti di nove dei 20 paesi dell'Africa subsahariana ed orientale ricevono in media tra i 200 ed i 400 mm di pioggia all'anno. Il che li mette nella categoria di terre aride o semiaride: categoria che, inoltre, si sta estendendo in maniera veloce.
Ebbene: in Europa si stima che ogni persona consumi giornalmente circa 300 litri d'acqua potabile; la media sub ed est sahariana varia dai 20 ai 30; quelle nelle aree aride e' di tre. Ed e' cosi', ad esempio, che i casi di colera che si contano nell'Africa subsahariana sono tre volte superiori a quelli del resto del mondo (dati '97-2000). E comunque, piu' in generale, la mancanza d'acqua potabile moltiplica in maniera geometrica la trasmissioni di gravi malattie infettive come la polmonite. Per non parlare - e cio' riguarda anche i bambini - dell'Aids e malattie connesse come la tubercolosi. Un dramma di proporzioni bibliche, per affrontare il quale Unicef e Oms stimano che siano necessari 11,3 miliardi di dollari l'anno; almeno l'80 delle quali da destinare ad Asia e - soprattutto - Africa.
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