Da Agi del 03/10/2006
Originale su http://www.agi.it/news.pl?doc=200610031231-1042-RT1-CRO-0-NF40,NF50&am...

Petrolio: Scaroni, è il momento di razionalizzare i consumi

Roma - Di fronte dell'aumento dei prezzi petroliferi il consumatore avrebbe dovuto modificare i suoi comportamenti, cosi' come la politica avrebbe dovuto scoraggiare sprechi e consumi, ma Stati Uniti ed Europa non hanno fatto niente; inoltre con i Paesi produttori bisogna saper costruire nuove alleanze strategiche. A parlare a tutto campo del futuro del petrolio e della 'mission' dell'Eni e' l'amministratore delegato del gruppo energetico, Paolo Scaroni, in un'intervista di Angelo Maria Perrino su 'Affari Italiani'.

"Ci aspettiamo che nei prossimi 5 anni la capacita' di approvvigionamento sia sufficiente a fronteggiare l'aumento della domanda e che la crescente capacita' di sovrapproduzione, congiuntamente alla nuova capacita' di raffinazione, portino all'abbassamento dei prezzi", dice Scaroni, che non intende far parte del gruppo dei catastrofisti sul futuro dell'energia. "Di petrolio nel mondo ce n'e' ed anche tanto. Il pianeta dispone di riserve cosiddette 'certe' per oltre mille miliardi di barili, piu' di tutto il petrolio consumato nel mondo dalla seconda meta' dell'800 a oggi. Alle riserve certe dobbiamo poi aggiungere quelle 'probabili' e 'possibili': si calcola circa altri cinquemila miliardi di barili. C'e', insomma, di che soddisfare i consumi del mondo per i prossimi 100 anni". Va anche deto che "per anni il prezzo del petrolio e' stato troppo basso. Dal 1986 al 2001 il prezzo medio del greggio e' stato di 18 dollari al barile. In quegli anni, e con quei prezzi, i Paesi produttori non avevano alcun interesse ad investire nell'esplorazione di nuovi giacimenti, ne' nello sviluppo di quelli gia' scoperti. Di conseguenza, mentre di petrolio sotto terra ce n'e' in abbondanza, la capacita' di estrarlo, raffinarlo e trasportarlo non ha tenuto il passo con la crescita della domanda". "In questa situazione di tensione - dice Scaroni nell'intervista ad 'Affari Italiani' - e' ovvio che ogni stop alla produzione produca un'impennata dei prezzi del barile, sia che si tratti di un uragano nel Golfo del Messico o del sabotaggio di un oleodotto in Nigeria. A questo dobbiamo aggiungere poi la considerazione che in Europa e in Italia la maggior parte del prezzo e' costituita dalle tasse".

Che fare allora, viene chiesto all'amministratore delegato dell'Eni: "Con i Paesi del petrolio giustamente protesi verso uno sviluppo economico accelerato, bisogna saper costruire nuove alleanze. Noi abbiamo tecnologie e competenze, loro l'energia che muove il mondo. Dobbiamo sederci intorno ad un tavolo per comprendere quali siano le loro necessita' e come intendono articolare il loro futuro energetico. In breve, vogliamo capire quali siano i loro obiettivi strategici e come possiamo aiutarli a realizzarli. E' importante che questo sforzo di cooperazione sia accompagnato dall'azione della politica estera, proprio come stiamo facendo ora per il processo di pacificazione in Libano. Per noi di Eni, che da sempre, dai tempi di Enrico Mattei, sviluppiamo modelli di cooperazione innovativi e solidali, tutto questo non e' una novita'. Una tale prospettiva significa tornare alle origini della Compagnia, al modello di cooperazione immaginato e perseguito da Mattei"."Le riserve di idrocarburi - ha poi spiegato Scaroni - coprono solo i consumi dei prossimi 70 anni.

Per fortuna esistono le fonti alternative a cominciare da quelle rinnovabili: l'eolico, il solare, il geotermico, le biomasse. Continuando ad investire in innovazione il loro contributo diventera' significativo nei prossimi 30/40 anni. Ci sono poi gli idrocarburi vegetali, i biocarburanti, prodotti soprattutto da canna da zucchero e olio di palma. Bisogna puntare anche su idrogeno e nucleare a bassa produzione di scorie. In attesa che tutto questo si realizzi, occorre puntare sull'unica fonte alternativa che puo' avere un impatto immediato sul mercato del petrolio: un uso piu' razionale ed efficiente dell'energia. Il paradosso e' che ci lamentiamo dei prezzi del petrolio troppo alti ma continuiamo a perseguire comportamenti e politiche energetiche folli. Quindi non e' esatto dare la colpa ai consumi crescenti di Cina e India.

Anche collettivamente cinesi ed indiani consumano poco. L'uso razionale delle risorse del pianeta, delle quali non siamo proprietari, ma solo custodi - dice il top manager - e' un percorso ineludibile per la nostra generazione e soprattutto per aziende leader come Eni. Lo spreco insito nei comportamenti dei Paesi ricchi amplia la distanza tra Occidente opulento e resto del mondo. Una divaricazione che non possiamo consentire, per ragioni etiche, ma anche per l'instabilita' che provoca".

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