Da L'Unità del 17/10/2006
Originale su http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=60371

Microcredito: in Italia serve a pagare le bollette

L'idea è semplice ma rivoluzionaria: bastano pochi, a volte pochissimi, soldi per cambiare una vita. Specialmente la vita di un povero. Eppure, nonostante nel mondo ci siano almeno un miliardo e 200mila persone che vivono con meno di un dollaro al giorno (e oltre due miliardi e mezzo con 2 dollari), proprio loro quel dollaro in più, quel "microcredito", non lo riceveranno mai. Secondo i dati del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp – United Nations Development Program) il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene infatti il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo.

Nonostante questo la "pazza idea" del microcredito (prestare soldi a poveri e poverissimi che ovviamente non possono dare nessuna garanzia in cambio) non solo ha fatto vincere a Mohammed Yunus e alla sua Grameen Bank il Nobel per la pace 2006, ma si sta diffondendo sempre più nel mondo . Nel 1997, durante il primo Global Microcredit Summit di Washington, Ong, intermediari finanziari, imprese impegnate nel sociale, gruppi di base del Nord e del Sud del mondo, si posero l'obiettivo di organizzare un "movimento" mondiale di operatori per raggiungere 100 milioni di famiglie entro il 2005. Alla vigilia del secondo summit mondiale (che si terrà in Canada a metà novembre) le circa 3mila "banche dei poveri" diffuse in tutto il mondo hanno annunciato di aver raggiunto oltre 92milioni di clienti, di cui l'80% donne.

E dato che il problema della povertà, e quindi della possibilità di accedere a piccoli prestiti, non riguarda più soltanto i cosiddetti "paesi in via di sviluppo", il microcredito avanza anche in Europa e in Italia. Basta mettere due dati a confronto e tirare le somme. Secondo l'annuale rilevazione dell'Istat oltre 7 milioni e mezzo di persone nel Belpaese vivono in stato di povertà:: si tratta dl 13,1% della popolazione italiana. Secondo un'indagine della Banca d'Italia (del 2004) oltre 2 milioni 900 mila famiglie italiane (il 14,1% del totale) non accedono ai servizi bancari. Insomma: i poveri italiani sono anche «non bancabili».

Così, nel corso degli anni, l'idea semplice e rivoluzionaria di Mohammad Yunus ha trovato seguaci anche in Italia. Tanto più che gli esempi di microcredito dal basso hanno nel Belpaese una storia almeno trentennale e si rifanno alle esperienze delle Mag (Mutue Auto Gestione) degli anni '70. A tutt'oggi ne esistono sei (a Milano, Roma, Venezia, Verona, in Emilia Romagna, in Piemonte) che raccolgono risparmio dai soci per utilizzarlo a favore di progetti nell'ambito dell'economia sociale locale ma anche della cooperazione internazionale.

Sullo stile "Mag" sono nate altre piccole realtà associative che raccolgono fondi per aiutare le persone in difficoltà (come la bolognese MicroBo). E tra le città più attive nell'attività di questo tipo solidarietà economica dal basso c'è Firenze. Secondo una ricerca effettuata dall'Associazione Finanza Etica e da Lunaria, negli ultimi 4 anni in Italia sono stati erogati circa 550mila euro di microfinanziamenti, per 330 beneficiari. Di questa somma totale, quasi 300mila euro erano stati raccolti e prestati a Firenze. In particolare il Fondo Essere all'Isolotto e il Fondo Etico e Sociale alle Piagge hanno offerto a centinaia di persone la possibilità di cambiare o rimettere a posto le loro vite con prestiti per lo più sotto i 2mila euro.

Gli esempi sono tanti, semplici e concreti: 1800 euro per pagare una bolletta del gas a una famiglia con un figlio di due anni ed uno in arrivo in cui il capofamiglia è senza lavoro da oltre otto mesi, 1600 euro a un anziano straccivendolo per riscattare il furgone sequestrato, 400 euro per pagare le tasse scolastiche. E così via. «È capitato anche a me e a mio marito di essere raggirati da un'agenzia immobiliare prima di acquistare la casa. Se non avessimo avuto la fortuna di avere due stipendi stabili e l'appoggio di persone a noi vicine, non so come sarebbe andata a finire – spiega Adriana sul blog del Fondo Etico delle Piagge - Oltre alle difficoltà economiche imminenti lo sconforto e la vergogna sono sentimenti con cui è difficile fare i conti. Proprio per questo credo tanto nell'attività del Fondo Etico. Quello che facciamo è far sentire a queste persone che non sono sole. E che possono contare su una rete che va al di là dei criteri di ‘solvibilità' bancaria, che cerca di trasmettere fiducia, ridare speranza e far parlare piccoli e grandi drammi quotidiani, per cambiare la vita di chi pensa di non farcela più».

L'esperienza dal basso sembra funzionare. Al Fondo Etico delle Piagge hanno aderito 70 persone (62 soci ordinari e 8 donatori): il denaro raccolto super i 66mila euro. I prestiti ancora in corso sono 31 per una somma di poco superiore ai 53mila euro.

Ma non solo. Si stanno facendo largo anche esperienze di microcredito più "istituzionali". A Vicenza sono stati recentemente aperti 7 sportelli per il microcredito per opera della Caritas diocesana di Vicenza mentre a Siena c'è Microcredito di Solidarietà Spa, una nuova società partecipata al 40% da Banca Monte dei Paschi di Siena, al 15% ciascuno dal Comune di Siena e dalla Provincia, e per il restante 30% da altre amministrazioni comunali del senese, enti religiosi, associazioni di volontariato.

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