Da Il Messaggero del 30/11/2006
Eutanasia: «Caro Napolitano, lasciaci morire»
CHIEDE la morte per sé e per i suoi figli, perché tutti smettano di soffrire. Questo l’appello di una madre disperata e malata, con due figli con problemi mentali. Clementina Alfieri, 72 anni, vive a borgata Fidene, lo ha scritto in una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, chiedendo la «dolce morte per sè, malata di artrosi, e per i suoi figli Paolo, di 42 anni, e Vittorio di 49, che soffrono da tempo di disturbi mentali». La donna riceve dal centro d'Igiene mentale di Fidene l'assistenza di un operatore una volta a settimana per tre ore. Eppoi c’è un operatore che si occupa solo di Paolo: «Troppo poco» per mamma Clementina. «Da oltre un anno, mio marito non c'è più e io sono sola a portare il peso della famiglia, nessuno mi aiuta. Siamo stati completamente abbandonati». La donna non può più contare nemmeno sull'aiuto dell'Arap (l’associazione per la riforma dell'assistenza psichiatrica), che la seguiva negli anni scorsi. «I miei figli - continua - trascorrono tutto il loro tempo a letto, ad inseguire i loro fantasmi, i loro dolori. Non escono mai di casa. Dall’87 Vittorio è uscito solo una volta, per il funerale del padre. Ora ci sono io, ma dopo?».
Eccola l’ossessione di Clementina: chi si occuperà in futuro dei suoi figli? Saranno abbandonati a loro stessi senza assistenza? Finiranno per fare i barboni? «Negli ultimi tempi - scrive Clementina a Napolitano - ho pensato a lungo a tutto ciò, e solo all'idea mi sento gelare il sangue. Ho deciso che devo fare qualcosa per impedire che le mie paure si avverino. Ho pensato alla dolce morte. I miei figli non sono in grado di decidere, io devo prendere per loro questa decisione. Per amore. Lo farò, non so ancora in che modo, ma lo farò».
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