Da Agenzia Fides del 08/02/2006
Originale su http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=8590&lan=ita
Sudan: le Nazioni Unite lanciano l’allarme
Il numero degli sfollati interni in Sudan e Uganda e doppio di quello dei rifugiati di questi Paesi all’estero
Nairobi - Il 26 gennaio, Denis McNamara, coordinatore speciale per gli sfollati interni dell'ONU, ha criticato i media, e in particolare quelli internazionali, per aver trascurato la situazione critica degli sfollati interni in Sudan e Uganda, riporta l’Agenzia stampa dell’Ufficio Internazionale del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jesuit Refugees Service-JRS).
Il rappresentante delle Nazioni Unite ha sottolineato il fatto che attualmente il numero degli sfollati interni (IDP) è pari al doppio di quello dei rifugiati. Ciononostante i media dedicano loro minore attenzione, soprattutto in Sudan, dove attualmente gli IDP superano i quattro milioni. McNamara è intervenuto durante il meeting organizzato dall'Ufficio dell'ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) che ha avuto luogo presso l'Hotel Norfolk di Nairobi, la capitale del Kenya. McNamara ha indicato che circa 25 milioni di persone sono attualmente sfollate all'interno del proprio paese d'origine, e la maggior parte di loro sono donne e bambini.
Ha inoltre evidenziato che il rapporto tra IDP e rifugiati è ora di oltre due a uno, tuttavia la loro grave condizione a livello internazionale è meno considerata. Non esistono strumenti legali internazionali che regolano i diritti degli sfollati interni e gli obblighi dei governi nei loro confronti. McNamara ha poi concluso il suo discorso rivolgendo un appello al Giappone ed ad altri paesi occidentali invitandoli a cessare la vendita di armi ai paesi africani.
Un rappresentante del Programma di Sviluppo dell'ONU ha esortato i donatori a guardare anche alle problematiche di sviluppo nei diversi paesi piuttosto che limitarsi a spendere enormi cifre di denaro per pagare operatori umanitari e caschi blu. Norah Ochieng, Responsabile dell'Advocacy del JRS Africa Orientale ha dichiarato: "Aiutare gli sfollati interni costituisce una responsabilità primaria per il governo di ogni paese, e le agenzie umanitarie internazionali dovrebbero intervenire solo nel caso di un loro eventuale fallimento.
La causa dell’alto numero di sfollati interni e rifugiati sono le guerre civili nel sud Sudan e nel nord Uganda che hanno costretto alla fuga milioni di persone. A queste si sono aggiunte più di recente gli sfollati e i rifugiati della regione del Darfur, nell’ovest sudanese.
Il rappresentante delle Nazioni Unite ha sottolineato il fatto che attualmente il numero degli sfollati interni (IDP) è pari al doppio di quello dei rifugiati. Ciononostante i media dedicano loro minore attenzione, soprattutto in Sudan, dove attualmente gli IDP superano i quattro milioni. McNamara è intervenuto durante il meeting organizzato dall'Ufficio dell'ONU per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) che ha avuto luogo presso l'Hotel Norfolk di Nairobi, la capitale del Kenya. McNamara ha indicato che circa 25 milioni di persone sono attualmente sfollate all'interno del proprio paese d'origine, e la maggior parte di loro sono donne e bambini.
Ha inoltre evidenziato che il rapporto tra IDP e rifugiati è ora di oltre due a uno, tuttavia la loro grave condizione a livello internazionale è meno considerata. Non esistono strumenti legali internazionali che regolano i diritti degli sfollati interni e gli obblighi dei governi nei loro confronti. McNamara ha poi concluso il suo discorso rivolgendo un appello al Giappone ed ad altri paesi occidentali invitandoli a cessare la vendita di armi ai paesi africani.
Un rappresentante del Programma di Sviluppo dell'ONU ha esortato i donatori a guardare anche alle problematiche di sviluppo nei diversi paesi piuttosto che limitarsi a spendere enormi cifre di denaro per pagare operatori umanitari e caschi blu. Norah Ochieng, Responsabile dell'Advocacy del JRS Africa Orientale ha dichiarato: "Aiutare gli sfollati interni costituisce una responsabilità primaria per il governo di ogni paese, e le agenzie umanitarie internazionali dovrebbero intervenire solo nel caso di un loro eventuale fallimento.
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