Da Gazzetta del Mezzogiorno del 16/05/2006
Originale su http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.asp?IDN...

Mafia: dall'Albania «schiavi» e droga, arresti dei Ros anche in Puglia

38 le ordinanze di custodia cautelare. I reati contestati: associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, alla tratta di persone, alla riduzione in schiavitù, alla vendita ed alienazione di schiavi, nonchè all'induzione, al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione
ROMA - Associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, alla tratta di persone, alla riduzione in schiavitù, alla vendita ed alienazione di schiavi, nonchè all’induzione, al favoreggiamento e allo sfruttamento della prostituzione: sono 38 le ordinanze di custodia cautelare, emesse dal Gip del Tribunale di Cagliari su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia ed eseguite dai carabinieri del Ros unitamente ai Comandi dell’Arma della Sardegna, Lazio, Lombardia, Veneto, Piemonte e Puglia nell’ambito dell’operazione «Aquila». De trentotto arresti, 33 sono in carcere e 5 ai domiciliari.

Nel mirino degli investigatori, un’organizzazione criminale transnazionale, composta per lo più da albanesi, che si appoggiavano a gruppi delinquenziali locali per tutta una serie di attività illecite, comprese il traffico internazionale di droga e la tratta di ragazze, ingaggiate in Romania ed in altri Paesi dell’Est europeo per essere poi avviate alla prostituzione in night club e abitazione private. Dell’organizzazione facevano parte "cellule" distribuite in varie regioni italiane e collegate tra loro, incaricate di ricevere la droga in arrivo dall’Albania e di distribuirla in tutta Italia, individuando i corrieri e predisponendo gli accordi con i referenti dei singoli territori: a curare il coordinamento era una struttura di vertice di etnia albanese, operante in madrepatria e in Italia, i cui principali esponenti erano Fredi Keci, 30 anni, residente a Olbia, leader della cellula sardo-gallurese e oggetto delle indagini di partenza, Lulzim Feimi, 31 anni, Luan Rushiti, 38 anni, residente a Mentana, i fratelli Artan e Jlir Plaku, rispettivamente 33 e 42 anni, responsabili per la Lombardia, il Lazio e l’Abruzzo. Dalle indagini è emerso anche che Keci, aiutato da alcuni connazionali, aveva costituito un gruppo autonomo, incaricato della distribuzione in Gallura della droga importata e formato da alcuni pregiudicati locali. Numerosi i sequestri effettuati nel corso dell’inchiesta: un chilo e mezzo di eroina e tre etti di cocaina furono trovati a bordo di un’ambulanza sulla statale Brindisi- Lecce (il 2 novembre 2003), altri tre etti di cocaina occultati nella suola delle scarpe di un corriere di ritorno dall’Olanda (il 20 febbraio 2004), un chilo di coca nello zaino di due donne a Olbia (il 21 dicembre 2004). Almeno in un caso, un corriere dell’organizzazione aveva nascosto la droga addosso alla figlioletta neonata.

Parallelamente alla gestione del narcotraffico, i militari del Ros hanno accertato anche gli interessi dell’organizzazione nella tratta di esseri umani e nello sfruttamento della prostituzione, individuando i meccanismi di reclutamento ed assoggettamento delle vittime provenienti da Paesi dell’est europeo: in questo ambito, spiegano gli investigatori, riguardante principalmente la provincia di Sassari, «è stato anche verificato il coinvolgimento di personaggi locali, che mettevano a disposizione strutture nelle quali far prostituire le giovani ragazze, cui facevano ottenere permessi di soggiorno, attraverso dichiarazioni di false assunzioni». Anche questo settore era caratterizzato dalla leadership di Fredi Keci, che finanziava tutte le spese relative al reclutamento delle ragazze ed al loro trasferimento: una volta arrivate nell’isola, le donne venivano avviate alla prostituzione, esercitata all’interno di case appositamente affittate o in locali notturni gestiti da componenti sardi dell’associazione.

Numerosi gli episodi di violenza tesi ad assicurare l’obbedienza delle donne o a dissuadere quelle che intendevano sottrarsi al controllo dell’organizzazione: in alcuni episodi, sono state accertate vere e proprie «vendite» di giovani ad altri gruppi criminali albanesi, per importi di alcune migliaia di euro.

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