Da La Repubblica del 10/03/2005
Dopo l´uccisione del "moderato" Maskhadov, gli indipendentisti si preparano all´escalation contro Mosca
I ceceni a Putin: "Sarà guerra totale"
Appello di Basaev su Internet: è arrivata l´ora della jihad
di Giampaolo Visetti
MOSCA - Scontro totale. L´eliminazione di Aslan Maskhadov fa riesplodere la tensione tra Cremlino e guerriglia cecena. Ucciso il leader politico degli indipendentisti, alla Russia non resta che l´eliminazione fisica dei ribelli. Perduto il presidente liberamente eletto, riferimento moderato della lotta, ai separatisti orfani di un ideologo non rimane che l´escalation di terrore e attentati. La guerra si radicalizza. «Ora - esultano le autorità russe - possiamo concentrarci sulla caccia a Shamil Basaev. Dopo di lui, i gruppi criminali saranno allo sbando». Obbiettivo dichiarato: ammazzare anche l´ultimo leader militare della guerriglia islamica infiltrata dal wahabismo di Al Qaeda. Il negoziato di pace, sostenuto da Europa e Usa, appare ormai irreale.
Il presidente Putin conferma il no al dialogo, vede risalire l´indice di gradimento popolare e annuncia l´arresto di due consiglieri dello stesso Basaev. Bloccati ieri al confine daghestano, starebbero collaborando. I separatisti rilanciano il conflitto e anticipano una «fase nuova in cui non è più prevista la ricerca del negoziato». Via internet l´appello choc di Basaev, riferimento estremo dei ribelli. Si rivolge «a tutti i musulmani russi e ceceni», glorifica Maskhadov e indica suo erede lo sceicco fondamentalista Abdul Khalim, capo del tribunale della sharia. «I mujaheddin vanno e vengono - scrive Basaev - ma per chi combatte per Allah la jihad continua». Il passaggio da guerra per l´indipendenza a guerra santa è compiuto. Quindi l´ordine ai comandanti delle formazioni armate: «Portare avanti le operazioni di combattimento in base al piano per la primavera ed estate». Per gli agenti dell´Fsb, è il via libera a «stragi e attentati dentro e fuori il Paese». Anzor, figlio di Maskhadov, da Baku promette di «continuare la lotta di mio padre». La Russia ripiomba nell´incubo del terrorismo.
Parenti e magistrati, nella base russa di Khankalà, hanno intanto identificato il cadavere di Maskhadov. Privo di un occhio, non sarà restituito alla famiglia. Per legge, sarà sepolto in un giorno e in luogo segreti. Ramzan Kadyrov, uomo forte della Cecenia filorussa, vuole prima esporlo nel centro di Grozny. Il rituale verrebbe poi «ripetuto molto presto anche per Basaev». Inquietanti i particolari dell´uccisione. Dopo il crollo di tre guerriglieri catturati, l´Fsb è andato a colpo sicuro. Martedì il bunker di Tolstoi-Iurt, insospettabile villaggio filorusso, è stato circondato. Maskhadov non ha voluto arrendersi. Tre guardie del corpo si sono consegnate. Cinque ribelli sono stati uccisi. Per il "leone del Caucaso", dopo 3 ore di trattative, c´è voluta la bomba a mano mortale. Testimoni dicono però di aver contato 12 esplosioni. Il rifugio si è rivelato il quartier generale della guerriglia: computer, ricetrasmittenti e telefoni, un arsenale, cinture esplosive da kamikaze, viveri e ventilazione, un ufficio con l´archivio degli indipendentisti.
La Ue si dice «preoccupata» e rilancia la «soluzione politica». A Grozny e a Mosca ci si chiede cosa abbia indotto Putin a privarsi proprio ora dell´unico uomo disponibile a trattare. Consegnando il Caucaso al terrore fondamentalista.
Il presidente Putin conferma il no al dialogo, vede risalire l´indice di gradimento popolare e annuncia l´arresto di due consiglieri dello stesso Basaev. Bloccati ieri al confine daghestano, starebbero collaborando. I separatisti rilanciano il conflitto e anticipano una «fase nuova in cui non è più prevista la ricerca del negoziato». Via internet l´appello choc di Basaev, riferimento estremo dei ribelli. Si rivolge «a tutti i musulmani russi e ceceni», glorifica Maskhadov e indica suo erede lo sceicco fondamentalista Abdul Khalim, capo del tribunale della sharia. «I mujaheddin vanno e vengono - scrive Basaev - ma per chi combatte per Allah la jihad continua». Il passaggio da guerra per l´indipendenza a guerra santa è compiuto. Quindi l´ordine ai comandanti delle formazioni armate: «Portare avanti le operazioni di combattimento in base al piano per la primavera ed estate». Per gli agenti dell´Fsb, è il via libera a «stragi e attentati dentro e fuori il Paese». Anzor, figlio di Maskhadov, da Baku promette di «continuare la lotta di mio padre». La Russia ripiomba nell´incubo del terrorismo.
Parenti e magistrati, nella base russa di Khankalà, hanno intanto identificato il cadavere di Maskhadov. Privo di un occhio, non sarà restituito alla famiglia. Per legge, sarà sepolto in un giorno e in luogo segreti. Ramzan Kadyrov, uomo forte della Cecenia filorussa, vuole prima esporlo nel centro di Grozny. Il rituale verrebbe poi «ripetuto molto presto anche per Basaev». Inquietanti i particolari dell´uccisione. Dopo il crollo di tre guerriglieri catturati, l´Fsb è andato a colpo sicuro. Martedì il bunker di Tolstoi-Iurt, insospettabile villaggio filorusso, è stato circondato. Maskhadov non ha voluto arrendersi. Tre guardie del corpo si sono consegnate. Cinque ribelli sono stati uccisi. Per il "leone del Caucaso", dopo 3 ore di trattative, c´è voluta la bomba a mano mortale. Testimoni dicono però di aver contato 12 esplosioni. Il rifugio si è rivelato il quartier generale della guerriglia: computer, ricetrasmittenti e telefoni, un arsenale, cinture esplosive da kamikaze, viveri e ventilazione, un ufficio con l´archivio degli indipendentisti.
La Ue si dice «preoccupata» e rilancia la «soluzione politica». A Grozny e a Mosca ci si chiede cosa abbia indotto Putin a privarsi proprio ora dell´unico uomo disponibile a trattare. Consegnando il Caucaso al terrore fondamentalista.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Fatima Tlisova su The Moscow Times del 10/02/2006
di Artur Magmomedov su The Moscow Times del 15/12/2005
Ieri via alle elezioni per scegliere il parlamento: minacce per chi si astiene e intimidazioni dalla milizia filo-russa
Cecenia, il voto non porta la pace
La repubblica indipendentista alle urne in un clima di guerra
Cecenia, il voto non porta la pace
La repubblica indipendentista alle urne in un clima di guerra
di Giampaolo Visetti su La Repubblica del 28/11/2005
In biblioteca
di Emanuele Novazio
Guerini e Associati, 2009
Guerini e Associati, 2009