Da La Stampa del 15/09/2004
Il male che non salva
di Massimo Gramellini
E’ un’illusione che la vista del male renda l'uomo più consapevole dei suoi abissi. Ne è rimasto soggiogato anche il sindaco di Biella, Vittorio Barazzotto, che sta tappezzando un quartiere coi manifesti di animali seviziati «per richiamare l'attenzione sull'indecenza di certi comportamenti». I sadici impalano i piccioni e tormentano i gatti randagi? La semplice riproposizione visiva della loro turpitudine - pensa il sindaco - li renderà invisi alla popolazione, che si desterà dal sonno dei distratti per ergersi in difesa delle bestiole angariate. Non funziona così. Ed è proprio questa fede nel potere taumaturgico delle immagini malvagie, combinata con una buona dose di voyeurismo assai meno ingenuo, ad aver ridotto le nostre serate televisive a esercizi di alta macelleria in cui il sangue scorre senza più vergogna, anzi con la presunzione di svolgere un ruolo sociale. Non si sa su quali prove si basi il convincimento diffuso che la redenzione passi attraverso l’incontro col «cuore di tenebra». Un mondo in cui le opinioni si formano sulle immagini di morte sarà portato a indignarsi sempre di meno e a rimuovere dalla memoria l'orrore di oggi per far posto a quello di domani, in una girandola compiaciuta che ostacola la riflessione e fortifica il cinismo. Il male non si combatte mostrando soltanto il male, ma fornendo anche un altro termine di paragone. E il sindaco otterrebbe risultati migliori se anziché gli effetti delle sevizie, sui muri appendesse la foto di un bambino e di un animale che giocano insieme.
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